LA VALDERA IN ETA' PREISTORICA E PROTOSTORICA



Le più antiche tracce della presenza umana in Valdera risalgono al Pleistocene medio, nei cui terrazzi si rinvengono abbondanti industrie litiche dell'Homo erectus. Queste, localizzate principalmente nei territori dei Comuni di Terricciola e Laiatico, sono rappresentate da complessi su scheggia di tecnica clactoniana e levalloisiana, riferibili al Paleolitico inferiore. Allo stesso periodo è attribuibile anche il ritrovamento isolato (Le Casacce-Casciana Terme) di un bifacciale acheuleano.
Non si hanno, invece, attestazioni sicure di una frequentazione dell'area durante il Paleolitico medio da parte dell'Uomo di Neandertal, cui si potrebbero attribuire solo alcuni sporadici reperti litici.
Alla fase iniziale del Paleolitico superiore- che segna la comparsa in Europa dell'uomo moderno (Homo sapiens sapiens)- si riferisce un giacimento di superficie della cultura aurignaziana situato lungo la riva destra del Rio Caldana presso Casciana Terme.
Con la fase più recente del Quaternario, nell'Olocene antico, le evidenze archeologiche in Valdera divengono più rarefatte; pochi manufatti provenienti dalla zona di Orciatico riconducono al mesolitico e/o neolitico.
Su un terrazzo lungo il corso del torrente La Sterza è stato, invece, localizzato un insediamento (Pian delle Vigne, Laiatico) caratterizzato dalla presenza pressoché esclusiva di reperti litici, tra cui figurano numerose cuspidi di freccia databili all'Eneolitico. Interessante è il ritrovamento, nella stessa area, di un'ascia-martello, una tipologia che generalmente contraddistingue i corredi delle tombe a forno eneolitiche della cultura di Rinaldone attualmente nota soprattutto nella Toscana meridionale, ma presente anche in una tomba a fossa a Guardistallo. L'esistenza di un complesso funerario dell'età del Rame è nota, peraltro, a Montebradoni, vicino Volterra, dove una grotticella è stata utilizzata per sepolture collettive.
La continuità del popolamento nell'età del Bronzo è indicata da sporadici rinvenimenti di materiale litico e ceramico su alcuni rilievi collinari nei territori di Terricciola e Palaia, e dalla scoperta di due asce di bronzo, che costituiscono, finora, l'unica attestazione della diffusione di strumenti metallici in Valdera durante la protostoria.
Glossario
Acheuleano: strumenti su ciottolo o su scheggia con forma a mandorla ottenuta mediante distacchi bifacciali (amigdale o bifacciali). Paleolitico inferiore.
Aurignaziano: cultura che segna la comparsa in Europa dell' uomo moderno (homo sapiens sapiens); è caratterizzata dalla tecnica di scheggiatura laminare e da strumenti specializzati in selce e in osso. Paleolitico superiore.
Clactoniano: strumenti su schegge di grandi dimensioni ricavati da nuclei senza una forma determinata; assenza di bifacciali. Paleolitico inferiore.
Levalloisiano: tecnica di scheggiatura con cui si ottengono prodotti di forma predeterminata mediante un'adeguata preparazione del nucleo. Paleolitico inferiore-medio.




L'area del comune di Pontedera risulta abitata fin dal Paleolitico, come conferma il recente ritrovamento di un insediamento in località “Cava Erta”. La posizione era strategica per la vicinanza alla foce dei fiumi Era e Cascina, che si immettevano nel vasto sinus lagunare che a quel tempo lambiva le colline pisane. È attestato un insediamento stabile nel Neolitico, mantenutosi per almeno tre secoli (tra 5.350 e 5.000 anni fa) in una zona asciutta in prossimità di una foresta planiziale e lungo un paleoalveo fluviale, forse l'antico corso dell'Era o del Rotina.
199

IL NEOLITICO E LETÀ DEI METALLI IN TOSCANA:
SVILUPPI CULTURALI E STRATEGIE INSEDIATIVE
RENATA GRIFONI CREMONESI
Dipartimento di Scienze Archeologiche, Università di Pisa
1. Il Neolitico
Il Neolitico, cioè il periodo della storia umana che vede l’insorgere di un’economia
produttiva, basata sulla domesticazione delle piante e degli animali, nasce nel Vicino
Oriente, in quella che viene chiamata Mezzaluna fertile, tra Siria-Palestina e i Monti
Zagros, dove esistevano orzo e grano selvatici e capre selvatiche, non presenti invece in
Europa. Il lungo processo che portò alla domesticazione, detto «di neolitizzazione», si
sviluppò in queste zone tra il X e l’VIII millennio a. C. e portò gradualmente al formarsi
di villaggi stabili vicini ai campi coltivati, presso corsi d’acqua; la raccolta prima e poi
la domesticazione dei cereali portarono alla necessità di creare nuovi strumenti, quali
asce e accette in pietra levigata, macine, falcetti, e silos per la conservazione dei cereali.
La domesticazione dei caprovini portò altre innovazioni, quali la tessitura e quindi la
creazione di telai, fusi, fusaiole, e anche la produzione di latte e dei suoi derivati.
La ricchezza raggiunta con il nuovo tipo di economia portò al sorgere di villaggi
complessi, con case rettangolari, spesso adorne di pitture e sculture, e santuari; portò anche
al formarsi di un’intensa rete di scambi a lunga distanza relativa all’approvvigionamento
delle nuove materie prime usate oltre alla selce, e cioè ossidiana, rocce dure, bitume, forse
sale, e allo scambio con beni di prestigio, come pietre pregiate per ornamenti. Infi ne
ebbe molta importanza la navigazione su lunghe distanze che permise di giungere in
territori lontani e nelle isole. L’altra grande innovazione tecnologica, cioè la ceramica,
apparve solo verso gli 8000 anni da oggi.
In Italia il Neolitico giunse all’incirca 8000 anni fa, quindi con un certo ritardo
rispetto al Vicino Oriente e gruppi di agricoltori allevatori arrivarono sia per via
marittima, attraverso l’Adriatico, che con una diffusione continentale, mediata dai
Balcani [6], [24]. Soprattutto lungo la costa adriatica, dalle Marche alla Puglia, e in
Basilicata sono numerosi i villaggi, spesso circondati da grandi fossati e dotati di strutture
quali capanne rettangolari con pareti di pali e frasche intonacate, silos, forni di argilla,
pavimentazioni di ciottoli, ed è possibile seguire tutto lo sviluppo del Neolitico dagli
inizi fi no alla fase fi nale. L’inizio del Neolitico è contraddistinto in tutto l’occidente
Mediterraneo da ceramiche decorate a impressioni ottenute mediante margini di
conchiglie o unghiate sulla pasta ancora molle del vaso (ceramica impressa).
Lungo la costa tirrenica centro settentrionale si sviluppò un aspetto particolare
200 PIANETA GALILEO 2006
della ceramica impressa, detta di tipo cardiale, dall’uso della conchiglia Cardium, che
è comune a tutto l’areale medio tirrenico, alle isole, al Midi francese e alla penisola
iberica [14], [15].
Questo aspetto è noto lungo tutta la costa da Pisa al Tevere, nonché in vari siti di
abitato nell’Alto Lazio, in grotte e abitati del Senese, a Pianosa e all’Isola del Giglio:
si vede dunque un’ampia diffusione del neolitico più antico in quasi tutta la regione
toscana con ceramiche decorate a motivi cardiali spesso disposti in bande di linee
formanti motivi geometrici. Le datazioni disponibili per questo aspetto in Liguria, nel
Lazio e nelle isole, lo pongono tra i 7900 e 7300 anni da oggi.
I confronti più immediati sono quelli con l’area dell’arco ligure provenzale e con
le isole maggiori, i rapporti con le quali sono confermati anche dal rinvenimento
di concentrazioni di ossidiane lungo il cordone di dune costiere tra Pisa e Livorno
[1]. Si tratta di varie centinaia di manufatti, provenienti dalle tre aree di produzione
dell’ossidiana del Mediterraneo occidentale, cioè Lipari, Palmarola e il Monte Arci
in Sardegna. La presenza di ossidiana sarda e la somiglianza delle ceramiche impresse
toscane con quelle sarde e corse pongono quindi con ampio risalto il problema della
diffusione del Neolitico nell’area medio e alto tirrenica e quello delle possibili vie
marittime di comunicazione. La costa pisano livornese sembra essere stata un punto di
approdo di tre diverse rotte e, per quanto concerne i rapporti con la Sardegna, verrebbe
ad essere confermata l’ipotesi di una rotta Sardegna - Corsica - Elba - costa toscana,
come il tragitto più breve verso il continente e che si sarebbe poi diretta verso Nord,
come testimoniano le ossidiane sarde rinvenute nelle regioni settentrionali italiane e in
Francia meridionale, mentre la presenza di ossidiane liparesi e pontine anche all’Isola
del Giglio e Pianosa indica contatti con il meridione d’Italia e conferma l’importanza
delle isole in una rete di scambi che collegava aree distanti [27].
La Toscana quindi, durante il Neolitico antico, fa parte di un’ampia area culturale
decisamente rivolta verso occidente mentre scarsi sono gli apporti dalle aree culturali
meridionali e medio-adriatiche.
Il momento successivo del neolitico è rappresentato da una ceramica decorata a
linee incise che si situa in un arco di tempo compreso tra i 7500-7200 anni da oggi ed
è diffusa, con aspetti locali, in Veneto, Emilia, Toscana e Lazio [6], [14], [17], [19].
La Toscana ha restituito testimonianze piuttosto importanti: nell’areale Nord, in vari
siti della Garfagnana, nel sito di abitato di Mileto presso Firenze e nel territorio pisano
sono stati rinvenuti materiali che indicano precisi contatti con la cultura di Fiorano
dell’area padana. Nel senese si sviluppa invece un aspetto particolare individuato alla
Grotta dell’Orso di Sarteano e in altre grotte, che si discosta, per alcune differenze
delle forme vascolari e delle decorazioni, sia dall’aspetto di Fiorano sia da quelli laziali
denominati del Sasso di Furbara [4], [12], [17], e di Montevenere, quest’ultimo anche
con ceramiche dipinte. Frequentazioni sono attestate anche lungo la costa e nell’isola
di Pianosa [ 27].
Viene così a delinearsi un’area che ha contatti con il Lazio ma che recepisce nel
IL NEOLITICO E LETÀ DEI METALLI IN TOSCANA 201
frattempo elementi sia da Nord sia dall’Italia centrale adriatica, come è attestato dalla
presenza di ceramiche dipinte delle culture abruzzesi di Catignano e di Ripoli nel sito
di abitato di Pienza e in alcune grotte toscane e umbre e che testimoniano quindi
una vasta rete di contatti, lasciando intravedere l’esistenza di una più ampia diffusione
del neolitico nella regione. Mentre per il periodo precedente non abbiamo fi nora in
Toscana e nel Lazio dati sulle sepolture, ora si conoscono alcune testimonianze funerarie
da grotte, con presenza di macine spalmate di ocra rossa, oggetti di ornamento come
anelloni e pendagli in pietra od osso e, nelle zone al confi ne con Lazio e Umbria, si
hanno deposizioni cultuali di vasi attorno a laghetti o sotto fonti di stillicidio in grotte
labirintiche. [8]
Ben documentato è il momento successivo del neolitico, soprattutto nella Toscana
settentrionale, con aspetti riferibili alla cultura di origine francese di Chassey e a
quella della Lagozza dell’Italia settentrionale, che hanno un’ampia diffusione nell’Italia
settentrionale e centrale. Questi aspetti sono caratterizzati da ceramiche nere lucide, con
decorazioni a graffi to fi ne e anse tubolari spesso disposte in serie [14,19]. Conosciamo
per ora resti nelle grotte e ripari della Versilia e del pisano e alcuni siti di abitato tra Pisa
e la zona di Firenze tra cui l’importante sito di Podere Casanova a Pontedera [4], con
testimonianze anche lungo la costa e nel senese. In questo momento quindi la Toscana
gravita soprattutto verso le aree settentrionali e verso quella ligure, pur avendo rapporti
con le aree meridionali da cui recepisce infl ussi della cultura di Diana in forte espansione
verso Nord, forse per il notevole incremento del traffi co dell’ossidiana di Lipari.
Abbiamo un’interessante testimonianza relativa a culti nella Grotta del Leone presso
Pisa dove erano circoli di pietre con ossa umane e un focolare con deposizione di grano
e orzo: questo tipo di rituale è noto anche in altre grotte dell’Italia centrale (come nella
Grotta dei Piccioni in Abruzzo) e meridionale ed è legato forse a cerimonie in funzione
dell’agricoltura. Le date disponibili indicano gli ultimi secoli del IV millennio a.C.
2. L’età del rame
Alla relativa scarsità di dati per il neolitico si contrappone la documentazione
più ricca e varia delle culture eneolitiche, caratterizzate dalla presenza del rame, dalle
sepolture collettive in grotticelle artifi ciali e dall’abbondanza di cuspidi di freccia e armi
in pietra levigata, che attestano un più intenso popolamento della regione durante il III
millennio a.C. [10,11]. Questo millennio rappresenta un momento di grandi impulsi e
novità in tutto l’occidente Mediterraneo, con l’arrivo della metallurgia, già ampiamente
nota in Vicino Oriente, e di nuove ideologie, riscontrabili nei mutamenti del rituale
funerario e nelle raffi gurazioni di armi e simboli solari nell’arte rupestre dell’arco alpino
e sulle statue stele [2]
E’importante notare il cambiamento nel rituale funerario che durante il neolitico
era caratterizzato da sepolture singole in fossa con corredi di vasi e macine e che ora
vede apparire nelle sepolture collettive pugnali e accette di rame, asce martello in pietra
levigata, cuspidi di freccia in selce, collane di grani di pietra o conchiglia, vasi e talvolta
202 PIANETA GALILEO 2006
resti di cani.
L’età del rame in Toscana [10,11] è nota soprattutto da sepolture, sia in grotte
naturali sia in grotticelle artifi ciali «a forno». Le grotte naturali furono utilizzate a scopo
funerario nella Toscana settentrionale e nel Senese grossetano.
Nella valle del fi ume Fiora e nel Grossetano giunsero gruppi appartenenti alla
cultura di Rinaldone, diffusa in Toscana meridionale e nel Lazio, e che si differenziano
sia nel tipo di struttura funeraria caratterizzato dall’uso di tombe a grotticella artifi ciale,
che nella produzione materiale, di cui tipico è il vaso a fi asco [21].
Rimane aperto il problema delle tombe a fossa, distribuite tra le Colline Metallifere,
il senese e l’Umbria, più vicine al mondo di Rinaldone per la presenza di armi litiche e
metalliche nei corredi, ma il cui rapporto con gli altri aspetti è ancora da defi nire.
Gli abitati sono meno noti, ma a Sesto Fiorentino è attestata una lunga frequentazione
in villaggi piuttosto grandi dal neolitico medio e recente fi no alla fi ne del periodo,
caratterizzato dalla presenza, in tutta Europa, della cultura del Vaso Campaniforme [26].
Le ceramiche eneolitiche sono caratterizzate dalla presenza di vasi a fi asco, ciotole e tazze
carenate e da ceramiche dalla superfi cie trattata a spazzola o a squame di argilla [19].
Si tratta quindi di un mondo che si sviluppa e articola in vario modo nell’arco del III
millennio a.C. e i cui rapporti con le altre aree culturali sono connessi con i particolari
ambienti geografi ci. Infatti, la Toscana nord occidentale ha più stretti rapporti con
l’ambiente ligure provenzale e con la Valpadana: un’importante area di collegamento
con queste regioni è costituita dall’eccezionale concentramento di statue stele nella
Lunigiana, in cui la valle del fi ume Magra è di estrema importanza per i collegamenti
tra Toscana, Liguria e Valpadana. La Toscana meridionale vede invece rapporti con le
culture meridionali e adriatiche: l’intenso popolamento durante l’età del rame ha fatto
più volte avanzare l’ipotesi che esso fosse dovuto alla ricchezza mineraria della regione
e collegato quindi con la ricerca di minerali e con attività estrattive [11]. Abbiamo
scarsi dati in proposito ma tracce di antiche miniere di rame erano a Libiola presso
Sestri Levante, dove nel secolo scorso furono rinvenuti strumenti in pietra e legno
(un piccone in legno è stato recentemente datato col C14 a 2540+ 90 a.C.) Si hanno
poi tracce di antiche miniere o rinvenimenti di manufatti in rame a Monte Loreto
in Liguria, presso Arezzo, a Campiglia Marittima e a Massa Marittima. Cunicoli che
seguivano i fi loni di cinabro erano nelle miniere di mercurio del Monte Amiata e anche
in essi furono rinvenuti strumenti da miniera, ma sono più sicuramente attribuibili al
neolitico.
Che l’attività mineraria fosse ampiamente esplicata è arguibile, per la Toscana,
dall’alto numero di asce e pugnali in rame rinvenuti su tutto il territorio regionale e
particolarmente nelle zone minerarie. La Toscana offriva infatti una discreta quantità
di minerali (in particolare rame e antimonio) e si possono notare concentrazioni nel
Massiccio Apuano, nelle Colline Metallifere, nella zona di Massa Marittima e Gavorrano
fi no al fi ume Fiora. Altre presenze di rame e antimonio sono all’Argentario e al Monte
Cetona e vi è rame all’Elba e nel territorio tra Prato e Arezzo.
IL NEOLITICO E LETÀ DEI METALLI IN TOSCANA 203
La Toscana quindi, pur non raggiungendo l’importanza di altre zone minerarie
europee, dovette senz’altro attirare l’attenzione dei ricercatori di minerali. Ci manca
però, esclusi il villaggio minerario di Campiglia [13] e quelli di Sesto Fiorentino [26],
una buona documentazione sugli abitati e sulle attività economiche di base legate
comunque ad attività di tipo agricolo, all’allevamento del bestiame e alla pastorizia.
Alla ricerca di materie prime si possono collegare, oltre ai manufatti in selce e
pietra levigata, anche le offi cine di lavorazione della steatite per produrre elementi di
ornamento, rinvenute nel Livornese e nella Liguria orientale.
Come si è detto,conosciamo poco i siti di abitato, meglio noti nel Lazio,
ma,considerando anche le raccolte di superfi cie in siti distrutti dai lavori agricoli ed
edilizi e le grotte, si può rilevare come i gruppi eneolitici avessero una preferenza per
gli insediamenti in zone comprese tra 0 e 300 metri di altitudine, con la maggior parte
dei siti in pianura o su basse colline e in minore quantità sui rilievi attorno ai 400-500
metri, mentre rare sono le testimonianze nelle zone più elevate. I villaggi sono in genere
situati in prossimità dei corsi d’acqua o in zone umide [9].
Nella Toscana settentrionale, lungo la valle del Serchio e in numerose grotte e ripari
della Versilia, oltre alle grotte usate per sepolture, esistono tracce di frequentazione
stagionali dovute ad attività di caccia, pascolo o transito lungo i percorsi montani, che
ci permettono di identifi care percorsi verso l’Arno e il mare da un lato, e verso l’Emilia
dall’altro, seguendo passaggi attraverso l’Appennino. Uno dei più importanti era
sicuramente la Lunigiana, dove le numerose statue stele testimoniano un popolamento
intenso con un’organizzazione sociale complessa.
La costa della Toscana nord occidentale mostra tracce di insediamenti nella periferia
di Pisa, lungo la via che porta verso Lucca, e lungo la costa fi no a Livorno [1,28],
purtroppo distrutti da lavori agricoli e di urbanizzazione: questi siti controllavano
sicuramente i percorsi che, seguendo la costa, collegavano i distretti minerari delle
Apuane a quelli delle Colline Metallifere. A Campiglia è stato scoperto un sito con
segni evidenti della lavorazione del rame che proveniva dalle vicine miniere [13].
Altri percorsi sono individuabili lungo la valle dell’Arno che dalla costa conduceva
alla conca di Firenze dove esiste un’importantissima documentazione sul popolamento
della zona dal neolitico all’età del Bronzo:a via Leopardi sono acciottolati che
appartengono a strutture allungate, tipologia che continuerà per tutto l’eneolitico fi no
al Campaniforme, periodo per il quale si conoscono, a Querciola e Semitella, oltre
agli acciottolati, anche buche di palo delimitanti capanne, fosse e focolari. Si tratta di
siti molto estesi, di almeno 1000 mq e si sono potute evidenziare, grazie alle analisi
dei pollini e dei macroresti vegetali, tracce evidenti di disboscamento per facilitare le
attività agricole e di allevamento [26].
Analizzando le carte di distribuzione dei rinvenimenti [9], si nota che lungo tutti
i fi umi, maggiori e minori, ci sono presenze dell’età del rame determinate in massima
parte dalle risorse minerarie e dalla produttività dei terreni ma anche dalla facilità di
comunicazione che le valli fl uviali permettevano tra le varie zone della regione. Tra le
204 PIANETA GALILEO 2006
valli più importanti vanno ricordate la Val d’Orcia che conduce al Valdarno, al Monte
Cetona e verso l’Umbria, la Val di Cecina che si dirige verso Volterra e la Valdera, e la
valle dell’Ombrone. In tutte queste zone sono state rinvenute grotte e tombe a fossa
con sepolture provviste di pugnali e asce in rame, di teste di mazza e asce in pietra
levigata, e di cuspidi di freccia. Un’altra valle assai importante è quella del fi ume Fiora
che segna l’attuale confi ne tra Toscana e Lazio e che conduce ai distretti minerari del
Monte Amiata: in questa valle sono numerosissime le piccole necropoli di tombe a
grotticella artifi ciale della cultura di Rinaldone [21].
Si può quindi parlare di un popolamento massiccio, che investe anche l’isola d’Elba
e in parte anche le altre isole dell’Arcipelago toscano, popolamento legato senza dubbio
alla ricchezza mineraria e ad un ambiente assai favorevole, con pianure fertili e zone
umide, basse colline, una rete di fi umi che permetteva facili passaggi attraverso tutta la
regione e una serie di approdi che aveva sempre agevolato i contatti transmarini.
Per conoscere però meglio le tipologie di abitato bisogna ricorrere ai siti recentemente
scoperti nel Lazio, dove l’insediamento si sviluppò soprattutto sulle colline a nord di
Roma o in prossimità di piccoli corsi d’acqua nell’attuale periferia della città.
Il sito che ha fornito maggiori informazioni, sia sulle strutture abitative sia sulle
forme di economia è quello di Le Cerquete di Fianello, nella piana di Maccarese a
nord di Roma, piana bonifi cata nel secolo scorso ma che era fi no ad allora paludosa,
con piccoli laghi e una ricchissima vegetazione[18]. Il suolo fertile e le numerose
risorse offerte dagli ambienti umidi permisero lo sviluppo di una comunità che abitava
in grandi capanne delimitate da buchi di palo, con focolari, piccoli porticati e zone
riservate al bestiame, silos per la conservazione delle derrate. Le ceramiche dell’abitato
sono diverse da quelle che si ritrovano generalmente nei siti sepolcrali e sembrano
appartenere a quella koiné culturale che caratterizza tutta l’Italia centro meridionale,
con ceramiche a superfi ci scabre o decorate a incisioni e a punteggio, e che collega il
Lazio e la Toscana con le culture meridionali di Gaudo e Laterza. Quest’ultima, tipica
della Puglia e della Basilicata, giunge fi no all’altezza del Tevere con veri e propri villaggi,
ma elementi tipici della cultura si trovano in Toscana e fi no in Liguria occidentale,
testimoniando quindi un’intensità di contatti tra aree lontane
La presenza di pesi da telaio e di bollitoi indica un’economia la cui base fondamentale
è agricola con una forte componente di allevamento, con bovidi, ovicaprini e suini. È
possibile che la pratica della transumanza abbia giocato un ruolo importante per i
contatti tra le diverse culture della penisola, con scambi non solo di materie prime e di
oggetti di pregio, quali i manufatti in metallo, ma anche per la circolazione di idee.
In una grande fossa era stato sepolto un cavallo coperto da due cuccioli di cane: si
tratta di una delle più antiche testimonianze in Italia della domesticazione del cavallo
e la deposizione dei cani fa parte di un rituale noto fi n dal neolitico nelle sepolture.
Una sepoltura di bovide era invece a Semitella presso Firenze [26],e anche questa ci
fa intravedere un mondo spirituale complesso che comprende numerosi simboli (soli,
tori, armi, personaggi armati raffi gurati nelle statue stele) dai quali sembra emergere
IL NEOLITICO E LETÀ DEI METALLI IN TOSCANA 205
un’ideologia legata ad un mondo in cui i personaggi maschili armati potrebbero indicare
un mutamento nelle strutture sociali, con la presenza di capi guerrieri.
3. L’età del bronzo
Nel momento fi nale dell’Età del Rame, alla fi ne del III millennio, cominciano ad
apparire, come si è accennato, elementi nelle forme vascolari che preludono alla prima
Età del Bronzo, quali vasi di tipo biconico e alte anse sopraelevate sugli orli, ma è
diffi cile porre nette cesure tra i due periodi. L’antica età del Bronzo, agli inizi del II
millennio, è documentata in Toscana da ripostigli di bronzi, soprattutto asce e panelle,
presenti nel grossetano, nel senese e nel territorio settentrionale. Si hanno poi varie
tracce di abitati in ripari o all’aperto lungo le coste e le valli interne di collegamento
che indicherebbero un popolamento piuttosto intenso del territorio e che sono forse da
porre di nuovo in rapporto con le aree minerarie [19,28].
Per il Bronzo antico si conosce una concentrazione di siti nella piana di Sesto
Fiorentino e sulle colline intorno a Firenze, siti che si pongono in continuità con quelli
del Vaso campaniforme, in una zona, come si è visto, ottimale per l’insediamento. Nel
resto della regione vi sono molto siti, all’aperto o in grotta, molti dei quali continuano
fi no al Bronzo fi nale, soprattutto nella Toscana meridionale e nell’Alto Lazio: sono
situati di preferenza tra 0 e 50 metri di altitudine, lungo e le coste e sulle pendici
delle basse montagne subcostiere. I ripostigli di bronzi sono 11, situati lungo le vie di
comunicazione (le cosiddette vie dei ripostigli); la più importante è quella: Albegna,
valle del Fiora, Monte Amiata, che porta alla Val d’Orcia e all’Amiata. Un’altra serie
di ripostigli si trova lungo la costa da Livorno a Campiglia e tutte e due indicano
chiaramente percorsi tra zone minerarie. Due depositi isolati sono invece sul Monte
Verruca (Pisa) e presso Lucca. Il signifi cato di questi ripostigli è molto discusso e sono
interpretati sia come depositi votivi che come riserve di materia prima [28].
Ad un momento di poco posteriore, situabile intorno alla seconda metà del II
millennio a.C., tra il XVI e il XV secolo a.C. appartiene un aspetto culturale degli
inizi della media età del bronzo, precedente la facies appenninica vera e propria diffusa
lungo tutta la dorsale appenninica e caratterizzata da ceramiche riccamente decorate
ad incisione e intaglio, testimoniato in Versilia, nel pisano, in Mugello, nel senese e
nella Maremma. Le evidenze a nord dell’Arno, in ripari, grotte e abitati all’aperto si
differenziano da quelle della Toscana centro meridionale per una maggiore somiglianza
con gli ambienti dell’Italia settentrionale, ma vi sono anche connessioni con ambienti
meridionali, per cui sembra che la Toscana partecipasse attivamente al vasto processo di
diffusione delle culture della media età del bronzo nell’Italia centro settentrionale [22].
La civiltà appenninica è ben documentata nel senese - grossetano dove ha evidenti
contatti con l’Umbria e il Lazio. Si conoscono alcuni abitati di notevole entità, quale
Scarceta presso Manciano [23], con grandi capanne rettangolari, gli insediamenti
all’aperto e in grotta di Belverde sul Monte Cetona e vari siti lungo tutta la costa e
nelle isole. Sulle sponde dei laghi nel Lazio e in Abruzzo si affermano le palafi tte,
206 PIANETA GALILEO 2006
analogamente a quanto succedeva in Italia settentrionale.
Per quanto riguarda il resto della regione la Toscana settentrionale sembra poco
toccata dai grandi movimenti culturali, non solo della facies appenninica, ma anche
da quelli del Bronzo recente (subappenninico, XIII - XII sec. a.C.), che sono invece
notevolmente fi orenti nell’Italia centro meridionale, dove tra l’altro, durante tutta l’Età
del bronzo media e recente, ebbero notevole importanza i contatti col mondo miceneo
[22,23]. Tuttavia alcune tracce più consistenti stanno ora emergendo, oltre che nel
senese, lungo la valle dell’Arno e lungo le coste ed è probabile che ricerche intensive
portino all’individuazione, anche in Toscana, di numerosi stanziamenti di questo
periodo. Durante il Bronzo medio si nota comunque una più consistente ricchezza
dovuta ad un’economia agricolo - pastorale più evoluta e a nuovi artigianati del metallo
e di altre materie prime.
Molti siti si trovano lungo i fi umi e lungo la costa: nella Toscana del Nord varie
grotte nella valle del Serchio e della Versilia sono ancora frequentate e indicano passaggi
dovuti alla transumanza e al pascolo stagionale, attività testimoniate anche da utensili
collegabili alla lavorazione del latte, come bollitoi e mestoli. L’aspetto della civiltà
appenninica è noto in queste zone della Toscana come facies di Grotta Nuova. Vari siti
si trovano nella piana fi orentina e lungo tutta la valle dell’Arno [16,19].
Nel resto della regione si conoscono veri e propri insediamenti con tipologie di
abitato assai diversifi cate: le strutture abitative sono in genere grandi capanne con
muretti in pietre e alzato sorretto da pali con pareti probabilmente in frascame e
pavimenti in terra battuta. Sia i villaggi che le grotte occupano luoghi compresi tra 0 e
200 metri di altitudine (con l’eccezione delle grotte del Monte Cetona tra 500 e 600
metri). Nella Toscana del Sud e nel Lazio del Nord sono più frequenti i siti su terrazzi
fl uviali o su alture isolate e mostrano sovente una continuità di insediamento fi no al
Bronzo fi nale e talvolta fi no al periodo etrusco. I siti lungo la costa si trovano in genere
in prossimità di piccoli golfi e di approdi e sono anch’essi abbastanza numerosi; anche
le isole sono occupate con piccole fortezze su alture dominanti il mare.
All’Isola del Giglio sono state evidenziate strutture con buche di palo scavate nella
roccia [5] e anche a Pianosa è stata trovata una grande capanna delimitata da blocchi
di pietre, su uno sperone roccioso che controllava le rotte marittime tra la Corsica e
la Toscana. Anche all’isola d’Elba sono siti fortifi cati sulle pendici del Monte Giove.
Queste scelte insediamentali indicano quindi una forte organizzazione del territorio
che controllava gli approdi e le rotte, probabilmente collegata agli scambi di rame e
stagno con siti in posizione strategica di controllo e di difesa.
Durante il Bronzo medio si sviluppa anche il fenomeno delle grotte cultuali e si
possono distinguere anche culti resi alle acque correnti di grotta, alle acque dei laghi,
dei fi umi e delle sorgenti ed anche ai fenomeni di vulcanesimo secondario, questi
ultimi molto frequenti soprattutto nel Lazio e lungo le dorsali appenniniche. Si tratta
in genere di offerte di vasi, cereali e legumi, ma anche di oggetti di pregio in bronzo. In
particolare si possono ricordare le numerose spade di bronzo rinvenute nei fi umi e nei
IL NEOLITICO E LETÀ DEI METALLI IN TOSCANA 207
laghi dell’Italia centro settentrionale [8]
Nel corso del Bronzo recente e fi nale si assiste in modo più evidente al sorgere
di centri importanti che sembrano controllare territori ben defi niti: c’è, in effetti, un
aumento dei siti lungo la costa da Pisa a Civitavecchia e un dato assai interessante è
quello relativi a siti per la produzione del sale, come quello di Coltano presso Pisa [12],
e altri che si stanno scoprendo tra Orbetello e Tarquinia.
La distribuzione degli insediamenti in rapporto all’altitudine vede una certa
standardizzazione attorno ai 150-300 metri, molto spesso in posizione dominante e
fortifi cata naturalmente, sempre in prossimità di corsi d’acqua e su terrazzi. Diviene
quindi più comune la frequentazione delle alte colline e della bassa montagna, con
episodi di insediamento anche a 800 metri come sulla vetta del Monte Cetona o come
i «castellari» della Toscana settentrionale e della Liguria, situati su alture dominanti i
passaggi delle zone montuose.
Per quanto riguarda le tipologie di abitato, una bella documentazione è offerta dal
sito di Scarceta di Manciano,[25] che ha origine nel Bronzo medio (facies di Grotta
Nuova): a questo periodo appartiene una capanna subrettangolare di 10x40 metri, con
pavimento in terra battuta e un focolare in argilla. Nel Bronzo recente (XIII sec.a.C.)
è stata costruita, su un terrazzamento delimitato da una parete di roccia e da un muro
difensivo, una grande capanna ellittica di 21x10 metri, delimitata da grandi blocchi e
con un grande focolare all’interno. Ad un’estremità erano moltissimi fornelli in terracotta
e nel deposito sono stati trovati dolii da derrate e frammenti di ceramica micenea,
indice di traffi ci e contatti a lunga distanza. Accanto alla capanna era una costruzione
più piccola divisa in due ambienti in cui era un’offi cina per la forgia e la lavorazione
del bronzo. Questo tipo di struttura è noto anche in villaggi coevi della Puglia e della
Sicilia, in cui la lavorazione del metallo è chiaramente un’attività domestica.
Durante il Bronzo fi nale (XI-X sec.a.C.) a questa capanna se ne sovrappose un’altra
più piccola, tripartita, con focolari tutto attorno al perimetro di quella precedente.
Anche in questa era un ambiente per la lavorazione del bronzo, della faïence (pasta
vitrea), del corno e dell’osso.
Alla fi ne del Bronzo fi nale il sito fu abbandonato per spostarsi a pochi chilometri di
distanza nelle località di Poggio Buco e di Sorgenti della Nova [20].
Il Bronzo fi nale (o protovillanoviano) vede, tra l’XI e il X secolo a.C., apparire in
tutta la regione vari centri importanti che controllavano territori defi niti: nuovi villaggi
sorgono lungo l’Arno e sulla costa, indicando ancora una volta scelte in relazione alle
zone minerarie. A Pisa sono state trovate capanne circolari delimitate da buche di palo
là dove il Serchio confl uiva nell’Arno e forse controllava una rete di siti più piccoli lungo
la costa; sicuramente c’era un rapporto col grande centro di Fossanera presso Lucca [3]
dove arrivavano infl uenze padane della grande civiltà di Golasecca, e con i siti liguri.
Va ricordata anche la palafi tta di Stagno presso Livorno, vi erano inoltre centri quali
Volterra che controllava la Val di Cecina [28] e Fiesole che indica l’abbandono della
piana fi orentina per spostare l’abitato sulle colline. Nella Toscana meridionale, oltre al
208 PIANETA GALILEO 2006
già citato Sorgenti della Nova, abbiamo Talamone e, nel Lazio una serie di centri sui
Monti della Tolfa presso Civitavecchia. Tutti questi insediamenti annunciano la nascita
del protourbanesimo e molti di essi diventeranno città etrusche.
Di questo intenso popolamento si hanno testimonianze importanti nella valle del
Fiora, lungo la costa e nell’interno, sia con insediamenti sia con necropoli (tombe a tumulo
nella valle del Fiora e ad incinerazione a Villa del Barone a Sticciano Scalo) e con ricchi
ripostigli di bronzi nel livornese e a Massa Carrara. Si può vedere una differenziazione
nella tipologia degli abitati, che possono essere su alture difese naturalmente nell’Alto
Lazio e costieri in Toscana, ma situati sempre lungo vie di collegamento e di controllo
posti tra 0 e 150 metri, anche se non è possibile ancora per la nostra regione impostare
un discorso complesso riguardante le divisioni territoriali e l’esistenza di clan gentilizi,
come è stato possibile invece per il Lazio e per l’Italia meridionale. E’ interessante
notare la segnalazione di vari siti costieri, da Pisa al Lazio, con presenza di frammenti
di grandi dolii per derrate: questo fenomeno, noto soprattutto in Italia meridionale e
sulle coste adriatiche, è legato all’accumulo di risorse (olio, grano, vino e forse anche
a prodotti conservati sotto sale) e alla loro redistribuzione, ciò che indicherebbe una
forma, anche semplice, di organizzazione economica con divisione in classi sociali.
L’esistenza di classi dominanti durante l’età del bronzo è individuabile anche in vari tipi
di tombe monumentali con corredi ricchi di armi e monili. Aumenta, infatti, rispetto
al Bronzo medio e recente, la circolazione di manufatti di bronzo quali spade, asce,
coltelli, rasoi, spilloni, ornamenti, e di oggetti di uso domestico e di beni di prestigio
quali l’ambra, le perle di faïence, ecc.
L’area di contatti culturali che si intravede per tutta l’età dei metalli pone quindi
il problema dell’esistenza di una vasta rete di scambi sia a Nord che a Sud, che si
evidenziano soprattutto nelle zone di confi ne ligure, laziale e umbro e non è escluso
che anche durante l’età del bronzo una risorsa economica importante continuasse ad
essere l’attività mineraria ma ci mancano, purtroppo, maggiori informazioni relative a
vaste aree pressoché inesplorate, soprattutto nella Toscana interna e mancano ancora
molti dati sugli insediamenti, fondamentali per una corretta ricostruzione delle culture
e del loro evolversi.
IL NEOLITICO E LETÀ DEI METALLI IN TOSCANA 209
BIBLIOGRAFIA
[1] AA. VV. Terre e Paduli.Reperti, documenti, immagini per la storia di Coltano,
Bandecchi e Vivaldi, Pontedera 1986.
[2] AA. VV., Le pietre degli Dei. Menhir e stele dell’Età del Rame in Valcamonica e
Valtellina, Litografi ca Istituto Grafi co, Gorle (Bergamo) 1994.
[3] Andreotti A., Zanini A., L’insediamento di Fossa Nera di Porcari (Lucca), Rivista di
Scienze Preistoriche, 47,1995-96, pp. 291-330.
[4] Aranguren B. M., Ducci S., Perazzi P., Il villaggio neolitico di Podere Casanuova
(Pontedera, Pisa), Rivista di Scienze Preistoriche, 43, 1991, pp. 155-239.
[5] Aranguren B. M., Perazzi P., Un approdo sulle rotte del Tirreno centrale: l’Isola del
Giglio, in Atti del IV Incontro di Studi di Preistoria e Protostoria in Etruria, Centro
Studi di Preistoria e Archeologia, Milano 2000, pp. 129-138.
[6] Bagolini B., Grifoni Cremonesi R., Il Neolitico italiano: facies culturali e
manifestazioni funerarie, Bullettino di Paletnologia Italiana, 85, 1994, pp. 139-
170.
[7] Bietti Sestieri A.M., Protostoria, NIS, Roma 1996.
[8] Bernabei M., Grifoni Cremonesi R., I culti delle acque nella preistoria italiana,
Rivista di Scienze Preistoriche, 1995-96, 47, pp.331-366.
[9] Chiarenza N., Lambertini I., Tipologie insediative nell’Eneolitico dell’Italia
settentrionale e centrale, Origini, 28, 2007, pp.137-173.
[10] Cocchi Genick D., Grifoni Cremonesi R., (a cura di), L’età dei metalli nella
Toscana nord occidentale, Pacini, Pisa 1985.
[11] Cocchi Genick D. - Grifoni Cremonesi R., L’età del Rame in Toscana, Tipografi a
Massarosa Offset, Massarosa 1989.
[12] Di Fraia T., Secoli L., Il sito dell’età del Bronzo di Isola di Coltano, Preistoria
e Protostoria in Etruria, Atti del V Incontro di Studi, Centro Studi di Preistoria e
Archeologia, Milano 2002, pp. 79-93
[13] Fedeli F., Scavo di un insediamento eneolitico nel distretto minerario del
Campigliese, Preistoria e Protostoria in Etruria. In Atti del II Incontro di Studi , II,
Centro Studi di Preistoria e Archeologia, Milano 1995, pp. 73-81.
[14] Grifoni Cremonesi R., La Toscana durante la preistoria, in «Etruria, Tuscia,
Toscana: l’identità di una regione attraverso i secoli, Biblioteca del Bollettino Storico
Pisano, Collana Storica, 40, Pacinim Pisa 1992, pp. 35-45.
[15] Grifoni Cremonesi R., Alcune osservazioni sul neolitico antico dell’areale medio
tirrenico, Preistoria e Protostoria in Etruria, in Atti del IV Incontro di Studi, Centro
Studi di Preistoria e Archeologia, Milano 2000, pp. 9-15.
[16] Grifoni Cremonesi R., Telleschi T. L’Eneolitico e l’Età del Bronzo, in Preistoria
e Protostoria tra Valdarno e Valdera, Catalogo della mostra, Bandecchi e Vivaldi,
Pontedera, 2003, pp.71-79.
[17] Grifoni Cremonesi R., Tozzi C., Gli insediamenti dal Paleolitico all’età del Bronzo,
210 PIANETA GALILEO 2006
in La Pianura di Pisa e i rilievi contermini, a cura di M. Mazzanti, Edizioni Del
Cerro, Pisa 1994, pp.153-182.
[18] Manfredini A. (a cura di), Le dune, il lago, il mare, Origines, ETS, Pisa 2002.
[19] Martini F., Pallecchi P., Sarti L. (a cura di), La ceramica preistorica toscana, Garlatti
e Razzai, Firenze 1996.
[20] Negroni Catacchio N., Sorgenti della Nova. L’abitato del Bronzo fi nale, Origines,
ETS, Pisa 1995.
[21] Negroni Catacchio N. (a cura di), Pastori e guerrieri nell’Etruria del IV e III
millennio a.C. La civiltà di Rinaldone a 100 anni dalle prime scoperte, Preistoria e
Protostoria in Etruria. In Atti del VII Incontro di Studi, Centro Studi di Preistoria e
Archeologia, Milano 2006.
[22] Peroni R., La penisola italiana nell’età del Bronzo e del Ferro, Popoli e Civiltà
dell’Italia antica, IX, Biblioteca di Storia Patria, Tipografi a Mancini, Villanova di
Guidonia (Roma) 1989.
[23] Peroni R., Introduzione alla protostoria italiana, Laterza, Bari 1994.
[24] Pessina A., Muscio G. (a cura di), Settemila anni fa il primo pane, Arti Grafi che
Friulane, Udine 1999.
[25] Poggiani Keller R., Scarceta di Manciano (GR). Un centro abitativo e artigianale
dell’età del Bronzo sulle rive del Fiora. Editrice Laurum, Pitigliano (Grosseto) 1999.
[26] Sarti L., Martini F., Costruire la memoria. Archeologia preistorica a Sesto Fiorentino,
Garlatti e Razzai, Firenze 1993.
[27] Tozzi C. e Weiss C. (a cura di), Il primo popolamento olocenico dell’area corsotoscana,
Interreg. II Toscana-Corsica 1997-99, ETS, Pisa 2000.
[28] Zanini A. (a cura di) Dal bronzo al ferro. Il II millennio a.C. nella Toscana centro
occidentale, Pacini, Pisa 1997.
IL NEOLITICO E LETÀ DEI METALLI IN TOSCANA 211
TESTI GENERALI DI CONSULTAZIONE
A.A.V.V., Le pietre degli Dei. Menhir e stele dell’Età del Rame in Valcamonica e Valtellina,
Litografi ca Istituto Grafi co, Gorle (Bergamo) 1994.
Bietti Sestieri A.M., Protostoria, NIS, Roma 1996.
Cocchi Genick D.- Grifoni Cremonesi R., L’età del Rame in Toscana, Tipografi a
Massarosa Offset, Massarosa 1989.
Fasano Guarini E., Petralia G., Pezzino P., Storia della Toscana, 1, Dalla Preistoria all’Alto
Impero Romano, Storie Regionali, Laterza, Roma-Bari 2001.
Grifoni Cremonesi R., Revisione e studio dei materiali preistorici della Toscana, in Atti
della Società Toscana di Scienze Naturali, Memorie, ser.A, 78, 1971, pp.170-300.
Guidi A., Piperno M. (a cura di), Italia preistorica, Laterza, Bari, 1992
Peroni R., Introduzione alla protostoria italiana, Laterza, Bari-Roma 1994.
Pessina A., Muscio G. (a cura di), Settemila anni fa il primo pane, Arti Grafi che Friulane,
Udine 1999.
Sarti L., Martini F. Costruire la memoria. Archeologia preistorica a Sesto Fiorentino,
Garlatti e Razzai, Firenze 1993.
Zanini A. (a cura di) Dal bronzo al ferro. Il II millennio a.C. nella Toscana centro
occidentale, Pacini, Pisa 1997.

Nessun commento:

Posta un commento